ARCHITETTI: LAVORARE ALL'ESTERO - Il coraggio di ritornare

Lo scorso 28 gennaio a Palazzo Giustiniani, sede storica dell'appartamento di rappresentanza del Presidente del Senato, si e' svolto l'evento "Gli alberi nel cielo ed il futuro delle citta' - Dialogo con Stefano Boeri" che ha visto la partecipazione oltre che del famoso architetto autore del pluripremiato edificio noto come "Bosco Verticale" a Milano, del Ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio, del promotore dell'evento il senatore Cociancich e del Presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori.
Durante l'incontro l'architetto Boeri ha rappresentato le sue preoccupazioni nei confronti di una realta', quella degli architetti italiani, che lascia ben poco spazio alle potenzialita' di espressione del singolo professionista e alla voglia di innovazione e di mettersi in gioco che accompagna i nuovi laureati in architettura.

Nonostante i recenti studi, tra tutti quello pubblicato dal Architects' Council of Europe, mettano in evidenza che relativamente al mercato dell'architettura l'Italia si collochi al secondo posto dopo la Germania con un volume di affari di 2,8 milioni di euro, la soddisfazione degli architetti italiani in termini di ambiente di lavoro e prospettive di carriera e' tutt'altro che rosea.
La motivazione e' sicuramente da rintracciarsi, come piu' volte abbiamo detto, nell'elevato numero di professionisti nel campo dell'architettura le cui ultime stime riportano il dato di 147.000 architetti pari al 27% della totalita' di colleghi presenti sul territorio europeo.

Oltre a questo dato fattuale, Boeri aggiunge anche che la criticita' della figura dell'architetto in Italia e' implementata dal chiaro trend negativo che ha investito il mondo delle costruzioni negli ultimi anni (ndr. solo ora si stanno intravedendo deboli segnali di ripresa) , nonostante il grande patrimonio di edifici che dovrebbero essere recuperati secondo una nuova politica di estetica e valorizzazione del contesto urbano; non per ultimo la mancanza di un gap preciso e definitoin termini di fatturazione minima e massima, lasciando il professionista inserito in contesti urbani piccoli e grandi, in balia di concorrenza spietata e clienti in preda alle difficiolta' economiche del momento che giocano al ribasso sui compensi del tecnico.

La riflessione dell'architetto Boeri si concentra quindi sulle probabili soluzioni al problema, indicandone come chiave di sblocco il coraggio di muoversi e di puntare ad esportare le personali potenzialita'  come architetto italiano nel mondo, che lo stesso Boeri definisce "terreno di progettazione".  
Passaggio conclusivo e a modesto parere della scrivente di fondale importanza, il consiglio che lo stesso architetto passa a tutti i professionisti dell'architettura ossia di non perdere mai fiducia nel luogo di origine, sia esso un paesino che una grande città; è necessario comprendere che il proprio ruolo di origine è il "primo fondamentale luogo di lavoro" a cui bisogna ritornare una volta acquisite nuove competenze ed esperienze fatte in ambito internazionale.
Senza dubbio una delle motivazioni della mancanza di occasioni per la maggior parte dei giovani architetti e non solo è l'appiattimento delle competenze che non creano quel quid pluris necessario ad emergere sul mercato della concorrenza.
I servizi offerti e la specificità del lavoro sembra essere allineato su uno standard che è quello della formazione universitaria a cui manca un'adeguata valorizzazione all'interno di ambiti lavorativi di più ampio respiro e che si arricchiscono di contributi internazionali e di qualità del servizio offerto.

Lo studio dell'Architects' Council of Europe già citato riporta anche che questa realtà di standardizzazione del servizio offerto è avvalorata dall'organizzazione del lavoro di studio  in Italia che, in controtendenza rispetto a quanto avviene nel resto dell'Europa, è sostanzialmente rappresentato dal 46% dei professionisti che possiedono uno studio di piccole dimensioni a socio unico. 
Sono davvero molto rare le realtà in cui sussistono studi di architettura ben strutturati con gruppi di persone superiori a trenta unità, situazione invece molto diffusa nel resto dell'europa a cui corrispondono anche aumenti di livello di redditi e profitti.

In questo clima di forte insoddisfazione per le sempre meno appaganti prospettive lavorative, per la perdita di identità culturale della figura dell'architetto quale portatore di arte, cultura ed innovazione, il panorama che si offre è quello di scegliere l'estero come meta lavorativa, da non intendersi come "fuga di cervelli", ma come un investimento al fine di maturare una conoscenza ed un'esperienza tale da poter poi rientrare al territorio di origine, come suggerito dall'architetto Boeri, con un bagaglio di conoscenze ed un approccio diverso alle situazioni lavorative, apportando quella componente di innovazione che copre il gap della concorrenza di mercato.


PROFESSIONISTI ALL'ESTERO: QUALI LE METE? QUALI LE PROCEDURE?

Negli ultimi anni si è sentito molto parlare della volontà di una grande percentuale di architetti italiani con la valigia pronta e decisi a trasferirsi all'estero, quasi il 49% dei neolaureati sarebbe infatti disposto ad accettare una proposta all'estero di lavoro qualora si presentasse (fonte:Associazione "Donne e Qualità della Vita").
Sicuramente la via da perseguire per affrontare questo importante passo è duplice: da un lato si può partire all'avventura nella speranza di trovare lavoro come free-lance in uno studio di architettura - ingegneria oppure si può provare a fare una ricerca preliminare rispetto alle tante società di ingegneria ed architettura che ci sono nel mondo.

L'Huffington Post ha pubblicato un po' di tempo fa un articolo "The best 9 countries for architects to find work" , ossia i nove migliori paesi dove trovare lavoro come architetto. Facendo una breve sintesi delle esperienze dei tanti colleghi in giro per il mondo le mete preferite in Europa sono sicuramente Francia, Svizzera, Spagna e Norvegia, mentre per chi si vuole spostare oltre il continente sicuramente gli Emirati Arabi , il Qatar e la Cina.

Vediamo in dettaglio l'articolo del Huffington Post:

1 - NORVEGIA: Il primo posto di questa nazione è dovuto alla forte crescita della sua economia e al basso tasso di disoccupazione che offre altissime possibilità al settore dell'architettura che è in forte sviluppo.

2 - PANAMA: Il forte boom edilizio di questa piccola nazione del centro america in forte via di sviluppo risulta essere favorevole anche a giovani architetti con scarsa esperienza che avranno modo di allargare in maniera notevole le loro conoscenze.

3 - SVIZZERA: Piccolo e solido stato del centro Europa che è facilmente raggiungibile dall'italia e ottimale per chi parla bene il tedesco. Qualità del lavoro e stipendi molto elevati, ben proporzionati con la quantità del lavoro.
4 - BRASILE: Forte richiesta di architetti in un paese non ancora solido come tante altre realtà del centro america, ma che è inserita tra le forti economie in crescita del BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa) ed in cui esiste una forte richiesta di architetti.

5 - VIETNAM: Una delle prime economie asiatiche in crescita dove è possibile intraprendere delle esperienze lavorative di alto livello, pur non ricevendo compensi elevati tanto quanto in altri paesi, ma raffrontandosi con un costo della vita di circa 500 euro al mese.

6 - INDIA: Altro paese in via di sviluppo come il Vietnam, ma che si sta sempre più inserendo nel quadro dell'economia mondiale, con una richiesta alta di architetti italiani ai quali viene riconosciuto uno straordinario senso del gusto, classe ed eleganza.

7 - ARABIA SAUDITA: A cui si può anche aggiungere il Qatar, realtà che rappresentano ormai potenze economiche mondiali, dove è possibile fare delle esperienze lavorative straordinarie misurandosi con progetti che sono il risultato della confluenza di apporti culturali internazionali con l'uso di tecniche costruttive e materiali fuori dall'ordinario; si potrebbe fare delle ricerche mirate di opportunità di lavoro nelle regioni del Riyadh e del Jeddah.

8 - AUSTRALIA: offre buone possibilità soprattutto se si punta sulla zona di Perth e dintorni, escludendo le inflazionate Sydney e Melbourne.

9 - CINA: Questo paese sta crescendo in maniera esponenziale e il boom edilizio porta ad una forte richiesta di architetti e design italiani, molto più attenti alla cura del dettaglio e delle decorazioni di pregio. La Cina offre inoltre anche grandi opportunità lavorative da un punto di vista di infrastrutture e pianificazione urbanistica per la spinta alla realizzazione ex novo di nuove e grandi realtà urbane per sopperire alla forte crescita demografica.

Coraggio per affrontare il viaggio ed iniziare l'avventura, tanta forza per ritornare e apportare tante innovazioni alla nostra architettura.

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